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Canapa. Fuori dal decreto 'Terra dei Fuochi' come pianta anti-inquinamento. PDF Stampa E-mail
Scritto da Elena Petruccelli   
Sabato 25 Gennaio 2014 15:23
ROMA-No la canapa no! La canapa non può rientrare nell'emendamento 2.254 firmato dall'on. Serena Pellegrino di SEL. 
Sono giorni importanti per la nascita della legge che tutelerà la terra dei fuochi.  Proprio in queste ore si discute in Parlamento il decreto legislativo 136/13.
 
Questi sono i giorni del dialogo con associazioni di categoria e gruppi parlamentari e la commissione ambiente del Senato incaricata di regolamentare due drammatici disastri ambientali, quello al confine con le province del capoluogo e di Caserta e la situazione di Taranto in Puglia.
 
Proprio durante una di queste fasi della confronto, l'on. Pellegrino propone la canapa come sostanza naturale contro l'inquinamento. 
 
L'on. Pellegrino scrive in una nota sul web: 'Al comma 4, dopo le parole: 'Nell'ambito degli interventi di bonifica e riequilibrio dell'ecosistema la Commissione deve prevedere anche l'utilizzo di sistemi agro ecologici e rigenerativi naturali attraverso l'utilizzo di piante bonificate come la canapa e il vetiver'.
Sarà ripresentato nel Comitato ristretto dei Nove, in una versione che specifica bene di che tipo di canapa si sta discutendo: 'l'utilizzo di piante bonificanti, come la canapa già tradizionalmente coltivata in quel territorio, per uso edilizio e industriale'.
Ma cosa accade?
Si continua a leggere nel post dell'on. Pellegrino: 'In aula modificano il mio testo, il secondo non viene minimamente preso in considerazione, al posto di 'canapa' scrivono 'canapa indiana' e il relatore propone la riformulazione cancellando la parola 'canapa'. 
Mi oppongo e chiedo che venga esplicitato il fatto che non faccio riferimento alla 'cannabis indiana' ! ma non la spunto: la parola canapa non si può usare!Troppo pericolosa, genererebbe confusione tra le sementi'.
 
La questione non passa inosservata a Caivano, la cui tradizione agraria antica si basa proprio sulla coltivazione della canapa.
Molti dei sequestri effettuati dal Corpo Forestale dello Stato e dagli uomini del settore Ambiente, hanno permesso di rinvenire cumuli di rifiuti seppelliti sotto terra e nascoste da antiche vasche per la coltivazione della canapa. 
La tradizione già seppellita dai rifiuti tossici, viene oggi negata a causa di un'assonanza semantica.
 
Pronte arrivano le risposte dei rappresentanti locali delle associazioni ambientaliste e delle circonscrizioni locali dei partiti di SEL e del PD.
Parla Enzo Falco presidente di SEL: 'Continuano a fare una gran confusione tra la canapa indiana e quella sativa o, meglio, tra la canapa a grande o a basso contenuto di THC. 
 
Oggi si coltiva già la canapa, quella con un tenore inferiore a 0,2 % di THC. Paradossalmente si fa dovunque tranne che in Campania che negli anni 60, proprio in questa parte di territorio ne produceva il 52% dell’intera produzione nazionale. Il ripristino della coltivazione della canapa potrebbe darci una grossa mano, perché bonifica naturalmente e arricchisce i terreni di sostanze nutritive indispensabili per mantenerli fertili'.
 
Quali sono le qualità di canapa ammesse a coltivazione?
 
'Innanzitutto c’è la carmagnola il cui seme è prodotto, certificato, proprio in Piemonte, a Carmagnola. Lo produce Assocanapa. Ma c’è anche il CS (carmagnola superiore) e altre qualità straniere, perlopiù francesi, che non hanno mai smesso di coltivarla. La stessa Unione Europea consente la coltivazione di una d\ecina di specie diversa di canapa e da anche un contributo economico agli agricoltori. Purtroppo abbiamo perso la specie che veniva coltivata in Campania che si chiamava Electa campana, che sarebbe bello recuperare.
 
C’è un interesse a riprendere la coltivazione a Caivano?
'Nel 2009 con Francesco Mugione coltivammo 2 ettari e fu una continua processione per vederla crescere di nuovo alta e rigogliosa. La memoria è ancora viva non solo a Caivano ma in tutta quella fascia di Comuni a confine tra la provincia di Napoli e Caserta, proprio quella più critica. Ma bisogna riprendere la filiera tessile. Senza facili ottimismi ma lavorando sodo si può fare. Bisogna costruire un'economia vera per gli agricoltori che potrebbero essere, a quel punto, numerosi, anche perché, a prescindere dalla questione inquinamento farebbe bene al terreno come coltura di rotazione per costruire un’agricoltura sostenibile ed ecocompatibile'.
 
Adesso come si farà con la bocciatura della canapa come pianta anti-inquinamento?
'Lo riproporremo al Senato. Tra le altre cose, sulla questione canapa, ci sta lavorando anche il M5S e il PD. Ma stiamo lavorando anche ad un progetto di filiera che, se ci verrà finanziato con il PSR potremo finalmente ricostruire, in termini nuovi e moderni, una parte significativa della nostra storia e della nostra economia'.
 
Parla Franzo Marzano coordinatore del PD: 'Dire no alla coltivazione della canapa significa annullare la storia agricola di Caivano. Il nostro territorio un tempo era famoso proprio per la coltivazione del fagiolo del cannavale. Questo prodotto dal sapore pregiato nasceva proprio dal terreno coltivato con le foglie della canapa, che fertilizzavano il terreno, contribuendo a quel caratteristico sapore che ci raccontano i nostri genitori.
Una ricchezza, che ormai è molto rara da trovare, potrebbe tornare a rientrare tra i frutti preziosi che nascono dalle nostre terre attraverso la valorizzazione della canapa' .